sabato 10 marzo 2012

ANTICIPAZIONE: uscita imminente

Michele Speranza
Danni collaterali
Roadkill

Presentazione di Luca Vitali

Prima tiratura limitata a 500 copie
pp. 72, di cui 32 pp. a colori
Formato: 17 x 24 cm,
Collana: altrismo, 01
Prezzo:  € 10.-
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Uscita: marzo 2012

È una strage di proporzioni immense, che ogni giorno si ripete su tutte le strade del mondo - ma anche e soprattutto sotto gli occhi di ciascuno di noi, quando viaggiamo in macchina. Se ne parla poco, i dati sono sconosciuti. L'argomento viene affrontato da studi ambientali, convegni e pubblicazioni scientifiche e documentarie, ma quasi esclusivamente all'estero.
L'autore, partendo dalla sua decisione di fotografare gli animali investiti che incontrava viaggiando in macchina, ha tentato per la prima volta di riflettere su un fenomeno che dalla maggior parte di noi viene totalmente rimosso, affrontando i diversi aspetti di un'indagine ambientale che è anche sociale e culturale. La scarna documentazione fotografica che propone si arricchisce delle riflessioni ed emozioni vissute sul campo: testo e immagini arrivano così a integrarsi per svelare, in maniera pacata e misurata, una realtà drammatica quanto quotidiana.

Un libro impressionante e di forte impatto, ma anche lieve: le immagini degli animali uccisi creano un violento impatto emotivo su cui il testo si innesta con naturale delicatezza. Il calmo e compassionevole ragionare, spinge il lettore ad aprire un proprio dialogo interno, affrontando rimozione e disagio, paura e dolore, pacificando quel lutto per il mondo selvatico che tutti noi, più o meno consapevolmente, ci portiamo dentro.


dalla "Premessa dell'autore":

...
Mentre guidavo ho visto in mezzo alla strada un animale investito. Pensare che era vero, verissimo, anche se scappava ai miei occhi come le immagini viste dai finestrini in corsa, mi ha in qualche maniera fatto sentire chiamato e, questa volta, con una forza diversa. Forse perché il soggetto era così evidentemente doloroso non ho potuto tirare diritto. Il richiamo del corpo ucciso, della vittima presente, era infinitamente più forte. Fermarmi ha significato fermare il mio correre e incontrare in un incontro impossibile gli animali che erano lì, abbandonati, ignorati, morti da poco. Non fuggivano, non si muovevano.

Naturalmente anche prima provavo pena per quei corpi straziati, ma non mi ero mai fermato, non ero sceso, non avevo fatto nulla, limitandomi a sterzare per aggirarli e inviare loro un pensiero di cordoglio. È stata la macchina fotografica, all'improvviso, che ha cambiato la situazione: se da un lato faceva di me un inviato, impegnato a ritrarre come reportage la propria vita, dall'altro mi ha costretto ad agire. Credo sia un impulso istantaneo: date a una persona una macchina fotografica, mettetela davanti a un evento per lei significativo, che la emoziona, e automaticamente, proprio per scaricare e sottolineare questa tensione emotiva, alzerà la mano per inquadrare e scattare. Lo fanno tutti, ormai, con i cellulari, ogni giorno ne vediamo innumerevoli casi: "questo voglio ricordarlo, questo voglio farlo vedere", sono due pensieri che stanno alla base di qualsiasi fotografia. Fermare per ricordare e mostrare. È stata la macchina fotografica lo strumento che mi ha dato la forza di frenare la prima volta, e poi tutte le altre. Senza, e me ne accorgo solo ora mentre rifletto scrivendo queste note, non mi sono mai fermato, nemmeno dopo.



Michele Speranza è nato a Napoli nel 1969. Ha studiato e lavorato nella comunicazione e nel marketing. Vive in Mugello da più di dieci anni, cercando di fare il contadino. Questo è il suo primo libro.



 recensioni

Cartaresistente 23/10/2012

Troglotribe su «Terranuova» 2-2013

«D-blog: zoelagatta» di Macri Puricelli, 7-2013
 

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